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Prefazione

PREFAZIONE

La “produzione”, in economia, è l’attività costituita dall’insieme delle operazioni attraverso cui le risorse (le materie prime nel senso più vasto del termine) vengono trasformate o modificate (con l’impiego di macchine, altre risorse primarie comprese le energie, il lavoro e le conoscenze) in beni e prodotti finali con un valore aggiunto.

Il “valore aggiunto” è la misura dell’incremento di “costo” o di “qualità” che si realizza nell’ambito della filiera di produzione e distribuzione di beni che divengono progressivamente più utili (cioè più idonei) a soddisfare la domanda da parte dei consumatori finali (Kotler, P., Armstrong, G., Brown, L., and Adam, S. 2006).

Le finalità dell’utilizzo del “valore aggiunto” trascendono gli scopi di questo testo; ma, nel momento in cui i produttori riuscissero a tradurre i desideri dei consumatori in specifiche caratteristiche di un certo oggetto e, contemporaneamente, i consumatori potessero identificare la “qualità” che essi desiderano tramite il linguaggio con cui un certo prodotto viene presentato, descritto ed etichettato (composizione, sicurezza, finalità di utilizzo, sistemi di realizzazione…): allora la “qualità” diventerebbe il parametro su cui si potrebbe basare la competizione tra produttori. Una competizione “virtuosa”, finalizzata primariamente alla soddisfazione dei desideri degli utenti; una “gara” in cui, la realizzazione del profitto (a qualunque scopo destinato, ma a questo punto, comunque, per tutti vantaggioso!), diverrebbe esclusivamente una pura benefica conseguenza, e non il fine primario, dell’operazione del produrre o del vendere.

Se potessimo poi ipotizzare che i desideri dei consumatori fossero frutto di un’educata e cosciente elaborazione d’informazioni corrette, fornite da oggettive, autorevoli, disinteressate ed affidabili fonti (Enti Nazionali, Organizzazioni Sovrannazionali tramite i loro Operatori, i Mezzi di Comunicazione di Massa e quant’altro) e quindi, anziché essere puri (o fittizi) desideri, fossero lo specchio di reali bisogni; forse avremmo raggiunto l’ideale.

Un mondo, cioè, in cui non sarebbero mai creati oggetti (consumando materie prime, attività lavorative, conoscenze e quant’altro) che, in qualche modo possono mettere a repentaglio (tanto durante la loro produzione che nel loro consumo) il benessere di ogni singolo individuo e, di conseguenza, della collettività e dell’equilibrio ambientale.

Questi principi dovrebbero valere per tutte le attività umane e non deve perciò sorprendere che alcune delle frasi soprariportate non siano riferite, che so io, all’utilizzo dell’energia nucleare oppure alle finalità dell’industria bellica o quant’altro; ma siano tratte da un articolo intitolato: “Food quality and safety: consumer perception and demand” (Qualità alimentare e sicurezza: la percezione e le richieste del consumatore) pubblicato sull’European Review of Agricultural Economics da Klaus G. Grunert nel 2005.

Ovviamente, l’applicazione di ogni principio si scontra inevitabilmente con una serie di difficoltà (legate sostanzialmente alla limitazione delle risorse ed alla ricerca del raggiungimento del massimo valore aggiunto) correlate alla realtà pratica il che determina l’accettazione di una serie di compromessi. Questo, ovviamente, vale anche nel settore alimentare. Tralasciando le attività produttive e commerciali non etiche, è la limitazione delle risorse economiche, che primariamente comporta per il consumatore (e, di conseguenza, per il produttore che deve soddisfarne le esigenze) scelte alimentari non ideali o, diciamo, “di compromesso”. Compromesso che, secondo la definizione del Vocabolario Treccani significa il raggiungimento di un “accordo fra persone o gruppi che, pur comportando reciproche rinunce, non presuppone l’esistenza di una controversia né di un vero e proprio contrasto, bensì la volontà congiunta di raggiungere un fine comune superando eventuali divergenze ideologiche”. È chiaro che alla base di un accordo deve esserci una chiara trasmissione di informazioni ottenute sulla base di dati quanto più oggettivi possibile.

È questo l’ambizioso scopo al raggiungimento del quale speriamo di poter contribuire (anche se in misura certamente modesta) con queste pagine divulgative aventi per oggetto gli alimenti (in particolare la carne, ma non solo) e l’alimentazione. Certamente anche questi testi sono frutto di una serie di compromessi. Compromessi legati in primo luogo alla mancanza del dono dell’onniscienza da parte degli scriventi, secondariamente alla difficoltà del tradurre in linguaggio corrente tematiche e concetti propri della scienza, infine alla esistenza di frequenti controversie scientifiche anche su questioni che, apparentemente, possono sembrare banali.

Ce la metteremo tutta, sarà poi il lettore a giudicarci.


ARCHIVIO SCIENTIFICO


Il valore biologico degli alimenti

CAPITOLO 1 – Il Valore biologico degli alimenti

CAPITOLO 2 – Il Valore biologico della Carne   : le proteine ( 1 parte )

CAPITOLO 3 – Il Valore biologico della Carne   : le proteine ( 2 parte )

CAPITOLO 4 – Le Vitamine


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– Battute Mondiali – Cuneo 2015 Battute_carne_2015_Piemonte